Che confusione e adesso che si fa? (Parte settima)

Che confusione e adesso che si fa? (Parte settima)

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I PADRONI DEL CIBO


Da dove proviene il cibo che portiamo sulle nostre tavole?

 

Fino alla metà del secolo scorso la quasi totalità del cibo che imbandiva la tavola dei nostri nonni proveniva dalle campagne. La parola supermercato costituiva una novità, e tra l’altro la si iniziava a sentire solo nei centri abitati più grandi; la parola ipermercato non era stata nemmeno coniata.
La spesa la si faceva ancora nelle piccole botteghe di quartiere e nei mercatini rionali dove si acquistavano prevalentemente prodotti freschi, stagionali e locali. I pochi alimenti preconfezionati che era possibile trovare erano prodotti da forno e latticini.
In aggiunta a questi era possibile trovare la carne e il tonno in scatola, dei tubetti di conserva, qualche lattina di legumi e poco altro.
Questi prodotti, a differenza di quanto accade oggi, occupavano davvero poco spazio rispetto agli alimenti freschi.
Oggi il panorama è cambiato radicalmente. Scomparsi quasi del tutto le botteghe di quartiere e i negozietti alimentari. Gli agricoltori costretti a vendere per non patire la fame direttamente alla GDO e non al semplice cittadino. Quest’ultimo ha d’altro canto la possibilità di acquistare cibo tutti i giorni e a tutte le ore trovando sempre un supermercato aperto. Di che cibo si tratti, da dove provenga, chi l’ha fatto e seguendo quali procedure è abbastanza arduo saperlo, ma in teoria oramai “non si può morire di fame”, ma probabilmente “si può morire di sazietà”.
Le multinazionali (Nestlè, Unilever, CocaCola, Barilla, Ferrero, Kellogg’s ecc) si spartiscono il 70% del fatturato globale del mercato agroalimentare.

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Questi cibi sono naturali? Sono freschi? Sono genuini? Sono una garanzia di salute?
Beh, non si direbbe proprio, anzi.
Esiste un forte legame di causalità tra aumento esponenziale di malattie metaboliche, allergie, tumori e consumo di cibi industriali?
SI. Senza se e senza ma. Questo è un cibo che sazia ma non nutre. Punto.
Tutti i processi di industrializzazione e trasformazione del cibo prevedono l’aggiunta di ingredienti vari all’alimento di partenza. Si inizia dalle colture delle sementi innaffiate con anticrittogamici, diserbanti, pesticidi, all’uso di farmaci antibiotici e antiinfiammatori negli allevamenti intensivi, sbiancanti usati per i cereali, sciroppi e grassi idrogenati usati per i prodotti da forno, nitriti e nitrati aggiunti alle carni conservate, e poi via via con conservanti, addensanti, emulsionanti, correttori di sapidità e acidità, e chi più ne ha più ne metta.
Alla fine il solo vantaggio che l’industrializzazione della produzione di cibo ha portato nelle nostre vite è stato quello di abbattere enormemente il costo del cibo stesso.
Il prezzo che è stato pagato in cambio di questo vantaggio è un drammatico calo della salubrità nella nostra dieta giornaliera.
Non se ne esce facilmente, lo so. Se vogliamo in qualche modo arginare il problema dobbiamo rimboccarci le maniche, cucinare di più, scegliere prodotti non modificati chimicamente, perdere il nostro prezioso tempo per scegliere prodotti qualitativamente superiori.
L’industria alimentare usa prodotti di bassa qualità camuffando le pessime caratteristiche organolettiche del prodotto tramite l’utilizzo e l’aggiunta di una miriade di additivi potenzialmente tossici.
Primo consiglio: quando andate a fare la spesa state bene attenti a non inoltrarvi all’interno delle corsie del supermercato. È lì che vengono posizionati tutti i cibi meno salutari. Viceversa provate a fare un giro lungo il perimetro: troverete acqua, verdura, frutta, carni, pesce, latticini e uova. Davvero. Non scherzo! È così. Pensate al vostro supermercato di fiducia e cercate di visualizzare dove si trovano i prodotti meno trattati, più semplici, più genuini. Sono all’interno dei corridoi o si trovano lungo il perimetro? Bene.
Altro consiglio semplice ma geniale: tenete d’occhio il bidone della spazzatura, se ci sono più lattine, tetrapack, barattoli o scatole che non bucce, torsoli, ossa o altri materiali organici, evidentemente state sbagliando dieta. È facilissimo!


Fonte di ispirazione primaria per questi articoli è stata la lettura del libro del Dott. Fabio Piccini “Dalla padella Alla brace”, Amazon KDP, 2017

 

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